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mercoledì 25 gennaio 2012

Quella mattina (quella sera)


Una mattina ci sveglieremo e tutto ci apparirà diverso. Una mattina – una qualunque mattina, fatta delle solite corse e delle solite attese infinite – ci sveglieremo e guarderemo al mondo con occhi nuovi. Ci guarderemo attorno come se tutto si fosse fermato. Immobilità pulsante di vita. Silenzi assordanti.
Quella mattina, o pomeriggio, o notte, che presto o tardi visita tutti – e tardi, troppo tardi, la maggior parte di noi – finalmente sapremo. Tutto sarà chiaro, inequivocabile. E quella sensazione di un’imminente rivelazione, che ci accompagna per tutta la vita sibilando al bivio di ogni scelta, si sarà rivelata profetica. Il mondo, l’universo intero che è contenuto nell’anima di un solo uomo, si sarà fermato. Eppure eravamo tutti pronti a un’esplosione, a una deflagrazione universale. L’aspettavamo tutti, quest’esplosione. Aspettavamo che il sipario si chiudesse, che le luci della ribalta si accendessero e poi l’esplosione fragorosa di un applauso. Un applauso epocale. L’umanità intera che applaude. Chi piange commosso, chi dice di non aver capito che c’eravamo così vicini. E abbracci calorosi, una grande fratellanza, la sensazione di chi ne esce vittorioso. Ebbene alla fine ce l’abbiamo fatta!, Chi l’avrebbe detto che sarebbe toccato a noi?, Adesso l’importante è stare uniti, uniti!. E poi tutti a casa. Tutti a casa, perché – è certo – ci vuole un po’ di tempo prima che tutto finisca per davvero. In fondo, dopo tanta pazienza, che costa aspettare un altro po’? E allora tutti sul divano – le famiglie si riuniscono, finalmente – con la televisione accesa. E gli occhi socchiusi per la stanchezza e la noia fissi sullo schermo. È lì che la trasmettono la fine del mondo. E i bimbi sul tappeto, accovacciati, con gli occhi illuminati. Non stanno più nella pelle!
Sì, ce l’aspettavamo così la fine del mondo.
Ma non andrà in questo modo. Perché quella mattina – quella mattina uguale a tutte le altre, ma più silenziosa, più tranquilla – il mondo sarà semplicemente, finalmente, definitivamente finito. Forse ci sarà una muta esplosione. Non possiamo saperlo. Non potremo saperlo. Non perché non ce ne accorgeremo. No. Semplicemente perché, che ci sia o no quest’esplosione silenziosa, che tutto rimanga com’è o che il mondo cambi completamente, a noi poco importerà.
Saremo noi a essere cambiati. La fine del mondo non riguarda il mondo. La fine del mondo non potrà riguardare mai una collisione universale (o forse sì, ma che importa?). La fine del mondo avviene – quella mattina, proprio quella mattina risolutiva – dentro ognuno di noi. La fine del mondo è la morte di un solo uomo. La fine del mondo è la fine di un universo interiore. La fine del mondo sarà l’inizio di un nuovo universo interiore.
Niente spettacoli. Nessun applauso scrosciante. Nessuna programmazione televisiva apocalittica. Solo la consapevolezza di dover mettere un punto. Solo la consapevolezza che il punto lo avevamo già messo da tempo.
Manfredi Palacino

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