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mercoledì 25 gennaio 2012

La rubrica di Dolly

TRA SCIENZA E CONOSCENZA: NEL LABIRINTO DELLA BIOETICA
Gatti fluorescenti, occhi ricreati in provetta, clonazione di embrioni umani, il primo trapianto di mano ed innesti bionici. La notizia della nascita di Dolly, la prima pecora clonata da cellule somatiche nel 1996, sembra appartenere alla preistoria e il sapere umano pare non avere più limiti. Mentre la tecnologia cavalca e la scienza corre, la coscienza… arranca.
Il ritmo accelerato con il quale si evolve la scienza e ancor più la tecnologia, spinta dalle sole leggi di mercato, ha delle consistenti ripercussioni sulla vita dell’uomo e sull’ambiente che rendono necessaria una costante riflessione di ordine etico.
E’ proprio in questo scenario che alla fine degli anni ’60 negli Stati Uniti sorgeva la bioetica, che si propone di definire il corretto comportamento da assumere di fronte alle nuove e invasive forme di manipolazione della vita umana, ma anche la determinazione delle regole concernenti la tutela e la promozione della salute, il rispetto e la conservazione dell’ambiente naturale, cercando di non rinunciare al progresso.
Nel corso di questi anni, questa disciplina ha avuto un impatto sulla nostra vita quotidiana maggiore di quanto non potremmo mai immaginare. L’accettazione del consenso informato, il moltiplicarsi dei diritti degli animali, la regolamentazione delle liste dei trapianti, la promulgazione delle leggi sull’aborto e sulla riproduzione assistita, l’attuazione dei protocolli di Montreal e di Kyoto, sono soltanto alcuni degli effetti che la bioetica ha avuto nella nostra società. Molte questioni rimangono comunque aperte e scuotono l’opinione pubblica.
Le questioni di interesse della bioetica sono estremamente diverse e possono essere raggruppate in tre aree. Una, di maggiore risonanza, inerente la manipolazione della vita (e quindi manipolazioni genetiche, riproduzione assistita, controllo delle nascite e selezione dei nascituri, trapianti, eutanasia e accanimento terapeutico); un’altra riguardante la cura ordinaria della salute (che concerne anche il biotestamento), e l’ultima inerente il rapporto con l’ambiente e con gli animali (quindi OGM, diritti degli animali, vivisezione, sfruttamento delle risorse).
Tali argomenti, in realtà non sono semplici come appaiono. Ad esempio tutti credono di avere la risposta giusta ad una domanda di senso che affiora spontaneamente in tutte le questioni di bioetica, ovvero, quale sia il senso della vita. La risposta può condizionare pesantemente l’approccio ad alcune problematiche. Ad esempio, laddove prevalga una visione del corpo come oggetto posseduto (“il corpo che ho”), si sarà più propensi a intervenire su di esso, laddove prevalga invece una visione del corpo come soggettività dell’uomo (“il corpo che sono”) si sarà meno propensi ad interventi invasivi.
E’ quindi dofficile trovare una risoluzione ad alcuni problemi di bioetica senza calpestare la libertà di pensiero personale? La bioetica ha come punto di riferimento la responsabilità. La responsabilità delle azioni che si fanno e la responsabilità nei confronti dell’umanità. Tale responsabilità deve essere raggiunta considerando insieme i fini pratici, i mezzi utilizzati per raggiungerli (Machiavelli non docet), i contesti in cui si realizzano e i tre principi fondamentali di base: il principio di autonomia, che comporta l’inviolabilità della libertà personale soprattutto riguardo la propria fisicità, ad esempio la decisione circa le cure deve essere demandata al paziente dopo che questo abbia ricevuto una completa e corretta informazione sulla propria condizione di salute e sui possibili effetti delle cure; il principio di beneficenza, che si pone come obbiettivo la ricerca del bene; il principio di giustizia, che si propone un’equa distribuzione delle risorse o tutt’al più i criteri di priorità per accedervi sulla base dei primi due principi.
Non è sempre possibile soddisfarli tutti e tre, e, talvolta, è necessario giungere ad un compromesso etico, ovvero la scelta del male minore. Talvolta sarà invece necessario rinunciare al progresso? La presenza di tale compromesso obbliga l’uomo ad affrontare i limiti della propria condizione umana, ma l’accettazione di tali limiti può essere un buon punto di partenza per una vita più giusta, in bilico tra scienza e coscienza… insomma, il nostro filo di Arianna.
Giulia Sannasardo

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