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mercoledì 7 marzo 2012

Millennium: Uomini che odiano le donne

Un giallo senza una trama dannatamente avvincente e ben costruita? Può essere? Che corbellerie! Tre ore di film senza ritmo incalzante? Solo il Signore degli Anelli! I meravigliosi paesaggi neozelandesi non avranno né ora né mai alcunché da invidiare alle fredde coste della Svezia! Ah sì? David Fincher risponderebbe semplicemente: tsk. Riuscire a creare il remake americano di un film svedese senza che il film sappia di “americano” è un impresa meritevole di plauso. Nessun attore sopra le righe, nessuna scena fuori posto, niente buonismo. Uomini che odiano le donne è un eccellente film d’atmosfera, d’effetto, d’impatto. È forte come una mattonata in testa ma scorre liscio come l’olio. Perfetto.
Come faccia ad appassionare anche con dei tempi così dilatati e niente azione? Non ne ho idea. O forse sì. Il personaggio di Lisbeth Salander era già un’icona, già prima di essere interpretato dalla splendida Rooney Mara. Adesso ha assunto tinte ancora più vive e realistiche. Daniel Craig, il Mikael Blomkvist del caso, per quanto bravo, risulta essere soltanto il coprotagonista della vicenda, solo l’occhio attraverso il quale guardare agli eventi narrati. Il frontman dei Nine Inch Nails, Trent Reznor, già vincitore dell’Oscar per la colonna sonora di The Social Network, sempre di Fincher, confeziona una serie di suoni claustrofobici ed opprimenti per incorniciare questo allegro quadretto di stupri ed omicidi. Non si può dire che sia un film per tutti, ma Millennium: Uomini che odiano le donne è un’eccezionale opera postmoderna, un inquietante ritratto dei lati della società più oscuri ai nostri occhi.

Diego Romeo

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